In occasione della sua visita alla valle dell'Isonzo il 20 settembre 1938, i membri del TIGR preparano un attentato al dittatore fascista Benito Mussolini. Quando la limousine del Duce entra a Caporetto, viene raggiunta da Franz Kavs, che attiva la bomba agganciata alla sua cintura e si fa brillare insieme al tiranno. Questo, tuttavia, non accade, e l’attentato mancato rimane, oltre che uno dei più grandi enigmi della storia slovena contemporanea, anche uno dei suoi episodi meno conosciuti. Nel dramma “Upor obsojenih” (“La rivolta dei condannati”), Jelinčič mette in prosa la prima rivolta antifascista in Europa, progettata dall’organizzazione TIGR. Per quale motivo Kavs, uno degli “eroi colletivi problematici” di questo dramma, ci ripensa? Non vuole sacrificare bambini innocenti nella piazza centrale di Caporetto? Sente un improvviso attaccamento alla vita? E’ forse decisivo il fatto che la matrigna ha scoperto il piano all’ultimo momento o, addirittura, c’è l’intervento dei servizi segreti britannici, che sconsigliano loro l’attentato? La verità è probabilmente destinata a rimanere segreto. In Upor obsojenih Jelinčič raschia spietatamente le anime dei leader del TIGR, analizzando le loro tensioni etiche, filosofiche, ma anche nazionali e psicologiche. La letteratura si avvicina con grande difficoltà al TIGR, alla sua attività e alle sue motivazioni, ma sta lentamente emergendo ed entrando nella coscienza comune il fatto che i “tigrovci” hanno creato, con la loro ribellione, una vera e propria epopea omerica del popolo sloveno.
To spletno mesto uporablja piškotke za izboljšanje vašega brskanja in zbiranje informacij o uporabi spletnega mesta. Z nadaljevanjem brskanja se strinjate z uporabo piškotkov.
Več